Mi sveglio all’alba.
Guido nel buio con i fari accesi, il cielo si fa chiaro dietro le colline mentre corre il treno.
Compio trentacinque anni.
Forse da parecchio tempo non mi trovavo completamente da sola. Che strano, ho pensato, andar via di casa in silenzio, essere già sveglia al primo messaggio di auguri.
Eppure, a chilometri e chilometri da casa, ho ricevuto un regalo. Quando abbiamo ascoltato le loro poesie avrei voluto memorizzarne almeno un verso, ed ero già pronta a chiedere un link, una condivisione… poi ho visto il pacchetto. E mentre lo tastavo, come si fa con i pacchetti, per indovinarne il contenuto, ho sperato fosse quello.
Prezioso è un aggettivo abusato: ma non saprei come descrivere la sensazione di ricevere questi fogli scritti a mano, che racchiudono le poesie (e anche un po’ i segreti) della classe terza A dell’istituto Leonardo Da Vinci di Castelfranco di sotto.
È un quaderno, bello, con la copertina rigida, ha pagine a quadretti con i segni delle loro bic e altre vuote, che posso proseguire. Partono da Le cose che ho (Mondadori 2020!) e stando nel ritmo disegnano altri sentieri, altre persone, altri elenchi, altre storie, altri nomi.
La scrittura genera scrittura.
La scrittura genera altri nomi.
Nomi per sé, che diventano nomi per altri.
Siamo le parole che pensiamo. Siamo le parole che altri pensano. Ogni parola aggiunta è un mondo nuovo, una nuova possibilità.
Grazie alle bibliotecarie del progetto Leggere per Leggere (Empoli), alle insegnanti e agli insegnanti, a tutte le classi.