A Milano Book Pride, insieme a Luigi Ballerini, dialoghiamo con le ragazze e i ragazzi di una seconda media e una terza superiore intorno al libro AFK (Camelozampa, 2019). Ragioniamo di adulti assenti e di sorelle presenti, di punteggiatura e di ritmo, di come il codice dei comandi di gioco possa diventare quella scelta stilistica che è la voce di ogni romanzo. Di come sia impossibile separare la trama dallo stile, di come nel momento della creazione si chiamino l’uno con l’altra.
Ogni volta che lo presento, AFK mi ricorda come sia misteriosamente possibile trovare la strada dell’ispirazione anche davanti a una richiesta che arriva dall’esterno – in questo caso le storie che arrivavano dal Day Hospital del reparto di Psichiatria e Psicoterapia dell’età evolutiva dell’Ospedale Maggiore di Bologna. L’osservazione, il riconoscimento, lo studio, per poi calarsi in quel silenzio in cui sono le parole stesse (con il loro ritmo, la loro temperatura, la loro voce) a indicare la strada, a modificare il peso e gli equilibri della trama, a far arrivare personaggi inaspettati che, come Emilia, non sono il Problema, ma hanno un problema. E come tutti i fratelli e le sorelle, sono una mano che arriva all’improvviso – non decisa, non programmata, un mistero, un po’ come la scrittura, un po’ come la vita.
Io e AFK saremo prossimamente a Educa, festival dell’educazione di Rovereto, il 16 aprile alle 16, allo Spazio Talk di Corso Bettini in dialogo con Annalisa Armani.