È bella la notte perché puoi appoggiare i pensieri, tra le luci
le case
i sentieri
e più su, sulla collina,
tra i cortili deserti,
i fossi,
i pollai,
i cipressi,
nel buio piatto, eterno,
di quella calma che scorre, di chi vive di notte
mentre la gente dorme.
Questa storia nasce otto anni fa, su un quaderno con la copertina bianca e nera con piccole coccinelle rosse. Anzi, prima: nasce nella voce, sottoforma di piccola storia della buonanotte. Alle bambine e ai bambini che mi chiedono come faccia a nascere una storia, dico sempre che per prima cosa è necessario un tempo lento e vuoto. In quel tempo lento e vuoto, dove la possibilità di osservare con calma e sensi attenti si fa più ampia, può capitare che qualcosa – un gesto, una persona, un’immagine – attraggano la mia attenzione, tirino un filo invisibile che lega ciò che è dentro di me a ciò che è fuori, come fanno i pesci quando abboccano. Ecco, il pescatore sente che la lenza tira… a volte quell’immagine continua a tirare, finché altre immagini orbitano a lei, come attorno a un forte centro gravitazionale. Dico anche che, proprio per questo, non sono in grado di inventare storie a comando. Insomma, il fatto di essere una scrittrice non mi rende una miglior narratrice di storie della buona notte. Eppure… eppure otto anni fa, mettendo a letto quello che ora è nostro figlio più grande, una briciola di storia scivolò sulla mia lingua. Era una piccola porta, nascosta dietro i libri – sono tante le piccole porte che nelle storie si aprono verso mondi… Chiusi gli occhi, cominciai a immaginare come doveva esser fatta la mia porta.
Il giorno dopo presi qualche appunto sul quaderno dalla copertina bianca e nera, con le coccinelle rosse. Non scrissi una storia vera e propria, mi limitai a segnare le cose che a occhi chiusi mi ero immaginata. Poi richiusi il quaderno, sentivo che non avrei scritto quella storia, ma mi sarebbe piaciuto trasformarla in un racconto fatto di immagini.
L’occasione è venuta anni dopo, grazie al rapporto ormai di lunga data, di amicizia, lavoro e fiducia, con le editrici di Camelozampa. Quelle poche righe su carta, numerate, sono passate nelle mani di Veronica Truttero, cara compagna di avventure scritte. Veronica, come già fatto per i nostri Doppio passo e Contro corrente, usciti per Sinnos, ha trasformato tutto il testo in vignette e ampi disegni. Tutte e quattro abbiamo guardato il lavoro con entusiasmo, è sempre una sorpresa assistere a questo tipo di trasformazione, dove l’invisibile diventa, all’improvviso, visibile.
Eppure… questa storia non finisce qua. Di notte sarebbe dovuto essere, da progetto iniziale, un libro senza parole. Ma, a metà del viaggio, abbiamo deciso di partire nuovamente dalle immagini per far emergere altre parole, finché una piccola storia parallela ha preso vita per scorrere sotto ogni immagine. Dall’invisibile al visibile e dal visibile all’invisibile… una delle cose più belle è far nascere le storie passandosi la palla più volte, essere squadra.